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  • Immagine del redattoreCarlo Carlotto

Le soft skills del CFO

Soft skills  e hard skills

Treccani definisce le soft skills come competenze relazionali: capacità che comprendono il modo di porgersi e di interagire nell’ambiente di lavoro. Sono trasversali e non tangibili. Riguardano la gestione delle relazioni, la comunicazione efficace e la capacità di leadership.

Le hard skills sono invece competenze specifiche e tangibili acquisite attraverso l’esperienza e la formazione. Sono cioè abilità che possono essere apprese, dimostrate e valutate e che sono fondamentali per poter svolgere uno specifico lavoro.

In sintesi, oltre alle indispensabili competenze tecniche, le soft skills giocano un ruolo cruciale nel determinare l’efficacia e l’efficienza di un responsabile (o leader, se si preferisce) dunque anche di un CFO.


Le soft skills  in concreto

Non è pensabile elencare in modo esaustivo tutte le soft skills. Di norma si fa riferimento alle principali. Per esempio le seguenti.

Comunicazione: capacità di trasmettere efficacemente le idee attraverso la scrittura, la parola parlata e il linguaggio non verbale.

Lavoro di squadra (teamwork): abilità di collaborare con gli altri, ascoltare le loro opinioni, risolvere i conflitti e contribuire al raggiungimento degli obiettivi comuni.

Leadership: capacità di ispirare, motivare e guidare gli altri verso il successo assumendo il controllo delle situazioni quando necessario.

Etica lavorativa: capacità di agire in modo responsabile e onesto sul posto di lavoro.

Creatività: abilità di vedere le cose in modo diverso e di trovare soluzioni innovative ai problemi. 

Pensiero critico: abilità di analizzare e valutare informazioni in modo obiettivo, formulare argomentazioni valide e prendere decisioni informate.

Risoluzione dei problemi (problem solving): capacità di identificare, affrontare e risolvere efficacemente i problemi sia in modo creativo che analitico.

Adattabilità: flessibilità nel gestire il cambiamento, adeguarsi a nuove situazioni e affrontare le sfide in modo positivo.

Gestione dello stress: capacità di gestire la pressione e le situazioni logoranti in modo costruttivo mantenendo la calma e prendendo decisioni razionali.

Orientamento al cliente: capacità di comprendere le esigenze dei clienti e rispondere alle stesse in modo efficace e cortese.

Gestione del tempo: abilità di pianificare, organizzare e prioritizzare attività per massimizzare l’efficienza e raggiungere gli obiettivi in modo tempestivo.

Resilienza (poteva mancare?): capacità di recuperare rapidamente dalle difficoltà e superare gli ostacoli. 

Antifragilità (oltre la resilienza): capacità di crescere e prosperare in un ambiente incerto o che presenta incertezze. In più, rispetto alla resilienza, l’antifragilità consente, non solo di recuperare dai momenti difficili, ma addirittura di imparare e migliorare. È un concetto individuato da Nassim Nicholas Taleb che può essere approfondito qui, oppure naturalmente leggendo il libro Antifragile (magari dopo aver affrontato Il cigno nero).


E l’empatia dove la mettiamo?

L’empatia secondo Treccani è la capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro. Con questo termine si suole rendere in italiano quello tedesco di Einfühlung.

Si tratta cioè dell’abilità di comprendere e condividere i sentimenti degli altri sviluppando relazioni basate sulla fiducia e sulla comprensione reciproca.

In altri termini, più semplici e conosciuti: sapersi mettere nei panni degli altri.

A nostro parere è la soft skill basilare.

Nell’ambito AFC di cui ci interessiamo, consente al CFO di comprendere e gestire le esigenze e le prospettive delle varie parti interessate all’interno e all’esterno dell’azienda. Essere in grado di mettersi nei panni degli altri facilita la comunicazione e la collaborazione oltre a favorire relazioni più solide con clienti, finanziatori, dipendenti e investitori. Un CFO empatico è cioè in grado di prendere decisioni finanziarie più consapevoli tenendo conto degli impatti sulle persone coinvolte.


L’intelligenza emotiva

L’intelligenza emotiva è un’altra soft skill essenziale per un CFO di successo. Questa capacità di comprendere e gestire le proprie emozioni, nonché quelle degli altri, è cruciale per mantenere un clima lavorativo positivo e produttivo. Un CFO con un alto livello di intelligenza emotiva è in grado di gestire lo stress e le pressioni finanziarie in modo efficace, prendere decisioni ponderate e guidare il team attraverso periodi di cambiamento e incertezza con fiducia e resilienza.

Il termine “intelligenza emotiva” è stato coniato dagli psicologi statunitensi Peter Salovey e John D. Mayer negli anni 90 del XX secolo. Tuttavia è stato il libro “Intelligenza emotiva: che cos’è e perché può renderci felici” (1995) di Daniel Goleman a dare notorietà a questo concetto. Goleman ha contribuito a diffondere l’idea che le competenze emotive siano altrettanto importanti, se non più importanti, delle capacità cognitive tradizionali per il successo personale e professionale. 

Il libro esplora le componenti dell’intelligenza emotiva come l’autoconsapevolezza, l’autoregolazione, l’empatia e le abilità sociali e fornisce strategie pratiche per sviluppare queste competenze. L’autore offre anche esempi e studi di casi per illustrare come l’intelligenza emotiva possa essere applicata in varie sfere della vita, inclusi il lavoro, la leadership, le relazioni personali e l’educazione. 

In particolare, al nostro CFO ideale, consigliamo la lettura del capitolo 10 (“Dirigere col cuore”) di cui riportiamo un minimo stralcio.

“… negli anni Settanta, quando l’ambiente del lavoro era molto diverso da oggi. La mia tesi è che tali atteggiamenti siano ormai superati, e vadano considerati un lusso dei tempi che furono; nelle imprese e sul mercato, una nuova realtà competitiva tiene l’intelligenza emotiva in grande considerazione.”

Non siamo però del tutto convinti che questo concetto abbia completamente pervaso le nostre aziende.


Sintesi (inevitabilmente incompleta) finale

Tanto quanto le competenze tecniche, le soft skills sono un elemento cruciale per il successo di un CFO (e non solo). L’empatia, l’intelligenza emotiva, la comunicazione efficace e la capacità di collaborare sono, su tutte, le soft skills indispensabili che il CFO stesso dovrebbe possedere. 

Naturalmente non è questa la sede (oltre al fatto che ci mancherebbero le conoscenze) per stabilire se queste caratteristiche si possono acquisire nel corso della vita oppure fanno parte delle “dotazioni iniziali” di ogni individuo. Nel dubbio però ci si può impegnare comunque a migliorarsi.


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