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Il budget (ultime note sui processi)

Non occorre alcuna competenza specifica per sapere che le uscite sono (quasi) sempre più numerose e maggiori di quelle che abbiamo immaginato mentre spesso capita l’esatto contrario per le entrate.

È perfino la nostra vita privata a insegnarcelo.

Questa considerazione ci dà lo spunto per aprire una brevissima parentesi: non dimentichiamo che non si impara semplicemente facendo esperienze ma riflettendo a posteriori sulle stesse. Come dire che l’esperienza per fruttare deve essere metabolizzata. Chiusa la parentesi. Torniamo a noi.

L’introduzione ci è servita per dire che, secondo noi, per un criterio generale di prudenza si può evitare di inserire a budget i proventi diversi da quelli della gestione caratteristica a meno che non siano di significativa rilevanza nel conto economico aziendale. L’omissione ci consentirà di creare una sorta di riserva che potrà essere utilizzata per controbilanciare idealmente gli eventuali (ma come abbiamo detto sopra molto probabili) oneri imprevisti.

Se siete d’accordo con questo atteggiamento saltate il titolo qui riportato (che mettiamo come promemoria). In caso contrario vi abbiamo lasciato un po’ di spazio da riempire con le vostre metodologie di previsione preferite consolidate o da sperimentare.

Budget proventi diversi

Prima di procedere con l’ultimo dei capitoli riguardanti i processi principali per la redazione del budget economico, a proposito di previsioni e della nostra ostinazione nel farle non ci tratteniamo dal proporre un rapido (ma decisamente “pesante”) riferimento allo strepitoso saggio “Il Cigno nero” di Nassim Nicholas Taleb. Così, tanto per non prenderci troppo sul serio.

Riportiamo dunque, dalla quarta di copertina:

Si poteva pronosticare il successo di Google? E il crollo di Wall Street? E l’ascesa di Hitler? E l’11 settembre? Nessun indizio, nessuna prova li rendeva anche solo immaginabili. I Cigni neri sono eventi rari, di grandissimo impatto e prevedibili solo a posteriori.

E allora perché ci ostiniamo a pianificare il futuro in base alla nostra conoscenza, quando le nostre vite vengono sempre modificate dall’ignoto?

E ora riprendiamo leggermente sollevati (oppure no) rispetto a qualche riga fa. In azienda nessuno ci potrà criticare (almeno non dovrebbe) per non essere stati in grado di budgettare i Cigni neri.

Imposte e tasse

La grande distinzione è tra imposte indirette, che avremo già previsto tra gli “Altri costi” (altrimenti è questo il momento di ritornare indietro e farlo), e imposte dirette, quelle calcolate sul reddito d’esercizio.

Si tratta di una voce ostica almeno per noi che non siamo dei fiscalisti (alzi però la mano quale Digital CFO lo è, senza barare per favore) e che non operiamo in grandi aziende dotate della funzione di Tax planning (forse si chiama in qualche altro modo ma così confermiamo la nostra carenza sull’argomento).

Il nostro riferimento è di norma lo studio commercialistico che segue l’azienda e che si occupa, tra l’altro, della redazione della dichiarazione dei redditi annuali e, conseguentemente, del calcolo del carico fiscale.

In fase di budget proponiamo due semplici soluzioni alternative:

  • considerare concluso il conto economico previsionale al “Risultato prima delle imposte”. Non è un’onta e rende anche più facili i conteggi successivi, soprattutto quelli a consuntivo.

  • Stimare in maniera approssimativa (ma seguendo un percorso logico) gli importi di Ires e Irap.

In questa seconda ipotesi (stimolante per poter confrontare “il pronostico” con gli importi che finiranno effettivamente sugli F24 e compiacersi oppure rammaricarsi degli errori compiuti soprattutto se evitabili, col senno di poi) un sintetico e banale schema da utilizzare potrebbe essere il seguente:

  • Reddito al lordo delle imposte (+)

  • Saldo delle variazioni fiscali in aumento e in diminuzione (+/-) (*)

= Presunto imponibile a cui applicare l’aliquota fiscale.

Il metodo è concettualmente lo stesso per Ires e Irap ma diverso per quanto riguarda gli elementi che influenzano la base imponibile.

(*) Avere a disposizione queste informazioni presuppone che l’amministrazione sia organizzata per tenere traccia ordinata delle varie componenti in relazione alle disposizioni fiscali (purtroppo spesso mutevoli) tempo per tempo vigenti. Presuppone pure un buon rapporto di collaborazione con il commercialista, condizione da non considerare scontata.

Possiamo ora finalmente fermare il cronometro: siamo arrivati al “numero in fondo a destra” come dice normalmente chi non si occupa di AFC perché il termine che invece a noi piace usare è “Risultato netto” (e se le cifre ci permettono di dire “Utile netto” siamo più felici ancora).

Però l’iter di budget non è ancora finito del tutto.

Vi tocca, se volete, seguirci ancora per un po’.

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