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Il budget (la verifica delle previsioni)

In realtà ci sarebbe piaciuto di più intitolare queste ultime considerazioni sul budget “la verifica della rotta” ma ci pareva eccessivamente romantico. Peccato però.

Prima di affrontare l’ultima e più sistematica fase del processo di budget, vorremmo tornare sul concetto di controllo di gestione e aprire una breve parentesi sul termine stesso di “controllo” perché, si sa, le parole sono importanti.

Treccani (www.treccani.it) impiega ben 113 righe per definire il termine. Tranquilli, ve ne risparmiamo la maggior parte.

Contròllo sostantivo maschile [dal francese contrôle, anticamente contrerole, propriamente «registro che fa da riscontro a un altro», composto di contre «contro» e rôle «registro di atti», che è il latino rotŭlus «rotolo»].

1

a. Il controllare e il suo risultato; verifica, accertamento dell’esistenza di un fatto o dell’esattezza, del corretto funzionamento, della regolarità di qualche cosa, dal punto di vista amministrativo o tecnologico, o anche con riferimento alla salute.

b. Vigilanza.

2

a. Attività che un organo dello stato o altro ente svolge mediante particolari norme al fine di disciplinare determinate realtà.

b. Analoga attività e funzione svolta presso aziende private da persone appositamente delegate: il controllo della produzione, dei programmi di sviluppo; in particolare, controllo di gestione, funzione di analisi e controllo dei costi industriali e degli investimenti esercitata da un esperto (chiamato spesso con il termine inglese controller), che verifica quotidianamente l’andamento delle attività industriali e commerciali.

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Dominio, supremazia, padronanza.

 

Pensiamo possa bastare per dimostrare che il controllo (vigilanza, dominio, supremazia, padronanza) è un’attività a cui non è piacevole essere sottoposti e, quando si è costretti a subirla, è difficile farlo con serenità (con collaborazione, accoglienza, disponibilità al confronto e al miglioramento, per essere chiari).

Tutto ciò per dire che il controller, già nel nome stesso figuriamoci nell’atteggiamento, potrebbe avere un impatto controproducente in azienda non riuscendo a svolgere il difficile ruolo di nocchiere a cui è chiamato. Per questo l’espressione “verifica della direzione” ci piace molto di più che “controllo di gestione”.

Questa parentesi è però durata già troppo. Meglio chiuderla qui sulla soglia di un argomento che richiederebbe molto più spazio e, soprattutto, molte più competenze in ambiti decisamente “extra Finance” rispetto alle nostre. Magari però ci torneremo su.

Concludiamo davvero con l’efficacissima ma, ci pare, oggi inflazionata frase di Lucio Anneo Seneca a proposito di rotte da seguire e mete da raggiungere: non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.

Come si verifica dunque se l’azienda stia effettivamente andando nella direzione fissata, verso gli obiettivi preventivati?

Facendo il punto col consuntivo e cioè con il rendiconto, sia delle imprese sia degli enti pubblici, dei risultati di un dato periodo di attività. Nelle imprese è il bilancio costituito dallo stato patrimoniale e dal conto perdite e profitti accompagnato da una relazione degli amministratori, se si tratta di società.

Treccani (www.treccani.it)

Nel nostro caso, almeno per ora, parliamo soltanto di conto economico (il “profitti e perdite” dei ragionieri di qualche anno fa), meglio ancora di conto economico gestionale.

La periodicità del consuntivo dipende da vari presupposti.

Innanzitutto dall’avere o meno le risorse (personali e informatiche) a disposizione.

Quindi dal tipo di business aziendale e dalla frequenza con cui è necessario verificarne l’andamento.

Ricordiamo che stiamo parlando del conto economico e non dei kpi produttivi e gestionali che invece hanno una vita a se stante e possono (devono) essere monitorati costantemente, talvolta anche più volte durante la giornata.

Per il primo anno di attivazione del processo ci si può accontentare (ma non lo diciamo in senso riduttivo) di una verifica trimestrale approfondita con l’obiettivo di portarne successivamente la frequenza a mensile (verosimilmente meno dettagliata).

In sintesi: si possono controllare e confrontare con le previsioni alcune voci e indici significativi ogni mese e redigere un conto economico completo ogni trimestre.

Quando ha terminato questo lavoro di back office, il controller (per il momento continuiamo a chiamarlo così) dovrebbe uscire dal proprio ufficio con l’obiettivo di motivare gli scostamenti rilevati.

Lo vedremo dunque bussare alle porte dei responsabili dei settori che qualche mese prima fecero insieme a lui le previsioni, e non invece a chiamarli a rapporto nel proprio di ufficio perché il bravo nocchiere non ama confrontarsi nella propria zona (anche fisica) di comfort ma preferisce direttamente scendere o salire nelle o sulle parti della nave su cui è imbarcato (sulla tolda, in sala macchine, in cambusa, sulla coffa, sugli alberi, …). Fine della metafora sulla navigazione in mare aperto.

Non ci addentriamo su come riepilogare e formalizzare i dati risultanti dal lavoro svolto (attività che ha comunque un’indubbia importanza) ma ci limitiamo a ricordare la necessità di esporre il frutto di calcoli, considerazioni e proposte di intervento in specifici e sistematici incontri con la direzione aziendale.

Si è fatto tardi. Dobbiamo terminare qui il nostro rapido viaggio nel mondo delle previsioni e dei consuntivi di gestione.

Di forecast, del fatto che dal budget economico e da quelli degli investimenti e di cassa si determina il budget patrimoniale non c’è più spazio per parlarne. Magari lo troveremo in futuro.

Il nostro percorso nel mondo Finance però non finisce qui.

Se vorrete potremo camminare ancora un po’ insieme.

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