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  • Immagine del redattoreCarlo Carlotto

La contabilità continua (e anche un po’ analitica) (IV)

Abbiamo parlato di ratei, considerati scritture di integrazione.

Ora è il momento dei Risconti, attivi e passivi, inseriti dalla teoria tra le scritture di rettifica.


Per la definizione approfittiamo del principio contabile 18 (Ratei e risconti) edizione 2016 redatto dall’OIC (Organismo Italiano di Contabilità), la fondazione di diritto privato che, tra l’altro, emana i principi contabili nazionali, ispirati alla migliore prassi operativa, per la redazione dei bilanci secondo le disposizioni del codice civile.

I risconti attivi rappresentano quote di costi che hanno avuto manifestazione finanziaria nel corso dell’esercizio in chiusura o in precedenti esercizi, ma sono di competenza di uno o più esercizi successivi. Essi rappresentano la quota parte dei costi rinviata ad uno o più esercizi successivi.

I risconti passivi rappresentano quote di proventi che hanno avuto manifestazione finanziaria nel corso dell’esercizio in chiusura o in precedenti esercizi ma sono di competenza di uno o più esercizi successivi. Essi rappresentano la quota parte dei proventi rinviata ad uno o più esercizi successivi.


Se c’è stata la manifestazione finanziaria, se cioè abbiamo già pagato (risconti attivi) o incassato (risconti passivi) significa che disponiamo di un documento contabile ma anche che le registrazioni ai fini della contabilità continua sono più semplici.

Non è il caso di aspettare la fine dell’esercizio per effettuare, come indica la didattica, le registrazioni rientranti tra le operazioni di rettifica.

La determinazione della quota di costo e di ricavo di competenza del periodo si può (meglio secondo noi, si deve) fare subito distinguendo nel momento della manifestazione finanziaria l’importo tra il conto di costo o di ricavo e il risconto attivo o passivo.


Facciamo un semplice esempio concreto.

In data 1° luglio dell’anno “n” l’azienda paga il premio annuale per l’assicurazione furto e incendio dello stabilimento per 10.000 euro.

La quota di costo è così scomposta:

  1. periodo 1° luglio/31 dicembre “n”: 5.000 euro.

  2. periodo 1° gennaio/30 giugno “n+1”: 5.000 euro.

L’importo del primo periodo va rilevato sul conto di costo “Assicurazioni”.

L’importo del secondo periodo va rilevato direttamente sul conto patrimoniale “Risconti attivi”.

Tutto subito e in una sola registrazione senza ritornarci più su se non nell’esercizio “n+1” al momento dell’attribuzione del costo di competenza attraverso la chiusura del conto “Risconti attivi” (scusateci la sbrigatività ma diamo per scontato il concetto).


Qualche caso classico di risconti attivi:

  • canoni per affitti passivi,

  • canoni per noleggi passivi,

  • premi per polizze di assicurazione,

  • provvigioni su fideiussioni

e di risconti passivi:

  • canoni per affitti attivi,

  • canoni per noleggi attivi.


Prima di proseguire con altre voci a nostro avviso gestibili con la contabilità continua, ci è venuta voglia di approfondire l’argomento “scritture di assestamento” a cui abbiamo superficialmente accennato qualche articolo fa, afferrandolo per il “manico” lessicale.

Allora “andiamo” di Treccani (www.treccani.it)!

Assestamento: sostantivo maschile [derivato di assestare].

1. [l’assestare, l'assestarsi] ≈ regolazione, riordinamento, riordino, sistemazione.

(…)

Assestare: verbo transitivo [derivato di sesta o sesto «compasso»].

1.Regolare con precisione: assestare la mira; quindi, assestare un colpo, cogliere proprio nel punto dove s’è mirato, darlo a segno.

2. Mettere o disporre in ordine, sistemare: assestare la casa, i proprî libri; assestarsi la gonna, il vestito.

(…)


Forse è anche un po’ perché non ci piace l’immagine un po’ violenta di colpire il bilancio martellandone i numeri per fare in modo che esprimano il risultato di competenza dell’azienda, che facciamo il tifo per quella che abbiamo definito la contabilità continua.

Riteniamo infatti che indossare un abito mentale che non distingua, come abbiamo già scritto, il momento del “fare senza troppo pensare” da quello del “verificare e assestare” renda più fluido, efficace e anche divertente il lavoro del contabile/controller/tesoriere.

Ovviamente rimarrà sempre da effettuare qualche integrazione, rettifica, completamento (e anche, semplicemente, correzione di errori commessi) ma non ci sentiremo gli incaricati di raffinare i “dati grezzi” (come spesso vengono definiti) desunti dalla contabilità generale come se ci occupassimo di petrolio e non dell’antica arte della partita doppia.


A proposito di errori (indispensabili, salutari e inevitabili) chiudiamo con una citazione di Bertolt Brecht in cui ci riconosciamo: sto lavorando molto per preparare il mio prossimo errore.


Ora siamo pronti a riprendere il viaggio nella contabilità continua.

Nella prossima puntata, però.




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